venerdì 20 giugno 2008

fireworks

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi siedo sul divano e chiudo gli occhi. Questa sera voglio riuscirci. Pulisco la mente da ogni lavoro, intralcio, spesa al supermercato, telefonata da fare, biancheria da stirare, senso della vita da affrontare, decisioni sentimentali da prendere.Via tutto, lentamente immagino che ogni pensiero faticoso sia un’onda al contrario in una marea che si ritira. Lentamente ogni cosa da fare e pensare ritmicamente si allontana, ritorna spalmata sulla riva, ma poi sempre più sottile si ritrae, fino a lasciare la sabbia prima bagnata, poi umida, poi asciutta.
Rimangono i miei piedi nudi sul pavimento di legno, un silenzio in casa che mi stupisce, come se la marea immaginaria si fosse portata via i rumori.
Ascolto le sensazioni dei piedi sul legno fresco. Muovo le dita, le allargo e le riappoggio sul pavimento, le tocco tra loro, struscio un fianco del piede contro l’altro.
Mi sporgo leggermente con la schiena e mi sfilo il maglione grigio pesante insieme alla maglietta leggera che porto sotto. Senza muovere i piedi dal pavimento. Rimango mezza nuda, mi sento già più vulnerabile. Una sirena sul divano, mezza vestita, mezza nuda. La differenza di temperatura mi stimola la pelle che si increspa e i capezzoli in un attimo si ergono e diventano elastici e quasi gommosi. Li premo un po’con l’interno degli avambracci. Poi ritorno a stare ferma. Ascolto la pelle della schiena appoggiata allo schienale del divano, che a confronto sembra ruvido. Piacevole. I piedi sempre lì.
Di lato al fianco sinistro faccio scorrere lentamente in giù la cernierina della gonna, voglio sentire il rumore dei dentini di metallo che lasciano il loro incastro. Sotto, la pelle nuda in quel triangolo che appare. Muovendomi piano sollevo i fianchi appena il necessario per sfilarmi la gonna, che si affloscia sulle caviglie, coprendo tutto, tranne la punta delle dita dei piedi. Uno alla volta lo sollevo, lo sfilo dalla stoffa, lo riappoggio sul legno.
Ora mi allungo di lato leggermente, a sinistra, fino a raggiungere con la mano il tavolino accanto al divano, dove ho lasciato le forbici. Sono fredde.
I miei fianchi sono attraversati ora dalla sottile strisciolina elastica delle mutandine. Rosso scuro, amaranto.
Infilo la lama grande delle forbici al di sotto della strisciolina di stoffa, sfregando lievemente la pelle sotto. Indugio. Mi fermo. Le lame aperte.
Poi chiudo, taglio. Le striscioline si aprono in un attimo, dividendosi.

Faccio la stessa cosa sul fianco destro, le lame sono fredde, controllo di mantenere lenti i miei gesti.
Ecco. I miei fianchi liberi. Mi sento più nuda.
Ora con la mano aperta prendo il pezzo di stoffa rosso che si e’ quasi accartocciato sul pube e lo stringo, fino a vedere il pelo sotto.
Tiro piano.



(continuo?)

Anonimo ha detto...

ciao! dove sei nel mondo?anche tu mi fai penare con l'attesa di un aggiornamento del blog...!baci
carosella