Io non sopporto vivere, senza obiettivi
senza nascondere si sa, che siamo cattivi
in queste notti le domande, sono risposte
e le parole che mi dai, sono rimaste
le uniche oramai, a sostenere, le mie paure
a intrappolare ma,
io non ho più,
stabilità da vendere
non lo so cos'è la rabbia dentro me
che mi porta ad essere
lontano ancora
che mi libera da te, e mi rende instabile.
non mi domando più chi sei, ormai da tempo
ma non è certo la realtà che sto vivendo
è l'unica oramai a sostenere, le mie illusioni
sei tu amore,
io non ho più stabilità da vendere
non lo so cos'è, la rabbia dentro me
che mi porta ad essere, lontano, ancora
che mi libera da te e mi rende instabile, instabile
che mi libera da te e mi rende, instabile.
lunedì 2 giugno 2008
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6 commenti:
Instabile=sofferenza
Instabile=piacere
Sofferenza=piacere
Due negazioni affermano:
instabile+instabile=stabile come una roccia nel piacere di soffrire l'instabilità.
Se vuoi davvero uscirne...
Rompipalle con simpatia: Alessandro
non c'è niente da cui uscire...per la cronaca, è solo il testo di una canzone che mi piace!
se poi voleva essere un esercizio di logica allora ti è riuscito bene.
perchè non provi anche con le canzoni dei ricchi e poveri o di albano e romina ;-)
besos
io non volevo assolutamente offenderti o irritarti.
La canzone non la conosco e tu non hai dato indicazioni.
immagino non ti sia estranea, altrimenti non la pubblicavi sul tuo blog.
ma perchè sei tanto sulla difensiva?
Alessandro
diciamo che era un po' saccente la tua risposta! certo che la canzone non mi è indifferente...ma non soffro di totale identificazione (sarebbe un dramma con le canzoni della cuccarini)
cmq nel caso dovessi decidere di "uscirne" ti chiamerò sicuramente. uscire da dove? e se io devo uscire da un dove, la tua esortazione proviene da uno che si trova nella posizione dell'uscito da questo dove?
Da certe cose sono uscito, da altre non ancora, da altre ancora non uscirò mai: mica si deve uscire da tutto!
Mi dispiace che tu mi abbia preso per saccente.
A proposito: per esperienza analitica seria, mi permetto di dire che è meglio non giocarci troppo, e invece decidersi a lavorarci davvero, se lo si vuole (mi riferisco al tuo post sulla seduta terapeutica per quel tipo pieno di problemi), ma scegliendo bene come, dove, con chi, in base a cosa. Oppure aiutarsi con gli amici, cosa molto sana, se i problemi sono di entità normalmente gestibile. Ma i territori di mezzo (gli amici psicologi, farsi parte di gruppi che analizzano qualcun altro (?), i setting impropri, ...)sono di solito generatori di grande confusione.
Ancora saccente?
Alessandro
ma come sei diventato rompipalle!!! ma ti sai prendere un po' meno sul serio? con affetto...
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